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Pianeta Terra: la nostra casa

La Terra è l’unico pianeta dove attualmente la razza umana può vivere. L’altro pianeta del nostro Sistema Solare che eventualmente potrebbe accoglierci è Marte o il nostro satellite, la Luna. Luoghi  assolutamente inospitali.  Per poterli colonizzare dovremmo possedere conoscenze scientifiche e tecnologiche ad oggi inesistenti o allo stato embrionale. Negli ultimi 250 anni della storia umana siamo riusciti a sconvolgere gli eco sistemi dell’intero pianeta.

Effetto serra,
scioglimento dei ghiacciai,
innalzamento dei livelli dei mari,
inquinamento del suolo, delle acque, dell’aria,
desertificazione,
spreco folle di risorse esauribili,
utilizzo di sostanze sempre più tossiche e dannose per tutti gli esseri viventi.

Negli ultimi 50 anni siamo riusciti a creare anche una discarica spaziale. Un anello colmo di tutti i rifiuti lasciati dai satelliti artificiali, dalle sonde, dalle navicelle che abbiamo lanciato nello spazio. Sono migliaia, ci girano in tondo. Se non si disintegrano al contatto con l’atmosfera, potrebbero caderci in testa. Ma non era venuto in mente a nessuno che, per esempio, tutti gli stadi espulsi dai vari razzi, non sarebbero “evaporati” nel profondo spazio?

Attualmente, sembra che qualcuno della Nasa e di altri Enti Spaziali si stiano ponendo il problema. Che fare di tutta questa spazzatura? E se qualche frammento dovesse precipitare su un qualsiasi centro abitato e non in mezzo all’oceano o a zone desertiche ? Ops…Il punto di non reversibilità è sempre più vicino, ma sembra che la maggior parte degli esseri umani non ne sia consapevole o non se ne preoccupa. Tra duecento d’anni, forse molto prima, se  tutto procede con i ritmi odierni, la razza umana dovrà fare i conti con cambiamenti climatici e eventi atmosferici così imponenti da mettere a rischio la vita di milioni di persone.

Studiosi,  Ricercatori, Premi Nobel continuano a ripetere che la Terra non potrà a lungo  sopportare lo scempio a cui è quotidianamente sottoposta. Le risorse  di auto risanamento stanno esaurendosi.  Sempre più persone si ammalano e muoiono  perché respirano, mangiano, sono a contatto con sostanze altamente tossiche. Altre perdono la vita a seguito di alluvioni, frane, terremoti, inondazioni. In Italia  negli ultimi 50 anni sono state create “isole” di morte, eppure poco o nulla è stato fatto per impedire alle persone di ammalarsi o morire. Quando la cronaca riporta l’ennesimo disastro ecologico o lo sgretolamento di parti del territorio a seguito di piogge un po’ “eccessive”, l’opinione pubblica registra l’evento, si mobilita per offrire aiuto, si ascoltano le solite dichiarazioni dei politicanti di turno, sempre più la magistratura interviene, verifica le responsabilità umane e tutto rimane invariato. Le persone continuano a ammalarsi e morire, il territorio continua a sgretolarsi provocando danni a cose e soprattutto a persone. La disperazione, il lutto, la perdita è sempre e solo del singolo, della famiglia, delle comunità che hanno avuto la sfortuna di trovarsi nel momento e nel posto sbagliato. E’ una coazione a ripetere patologica, eppure sembra essere del tutto normale. La responsabilità non è mai di nessuno o di troppi e quindi di nessuno!

Cosa potrà mai fare il singolo individuo di fronte a problemi così grandi e cementificati da sembrare inattaccabili e inamovibili?

Conoscenza, Responsabilità, Empatia

Più informazioni possiedo più sono in grado di porre domande, chiedere cambiamenti e non farmi scivolare addosso scelte che determinano nel tempo condizioni di vita insostenibili. Più conosco le conseguenze di scelte politiche a livello locale, nazionale e globale più sono in grado di opporre resistenza e dire NO. Più verifico che quanto ascolto o leggo è la realtà e non visione parziale di interessi economici che non tengono conto della vita degli esseri umani, più posso essere partecipe di scelte che determinano il futuro. Ogni mio atto non è fine a se stesso ma fa parte di un insieme di azioni e reazioni. Responsabilità vuol dire che non delego a altri, per quello che è possibile, la gestione e l’utilizzo di risorse che so essere esauribili. Posso comportarmi quotidianamente con la consapevolezza che il territorio che utilizzo non è di mia proprietà ma è patrimonio  delle generazioni future.

Posso valutare e fare molta più attenzione a tutti quelli che dicono:

che nulla può cambiare,

che tanto tutto è uguale,

che il singolo non può modificare nulla,

che parla di populismo o di demagogia,

che è sempre qualcos’altro che deve essere fatto,

che è sempre qualcun altro che si deve occupare di scelte o di stili di vita,

che il risparmio delle risorse energetiche è tornare a 50 anni fa,

che si deve consumare per poter essere sempre più felici e contenti,

che gli altri sono i nemici,

che la povertà dei tanti è frutto di contingenze economiche, algoritmi, variazioni di mercato imprescindibili o inevitabili,

che solo noi possediamo le conoscenze e la verità.

 

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